giovedì 5 novembre 2009

ALMIRA, di Barbara Ziletti



ALMIRA

Almira era una donna sui trent’anni, alta, magra, capelli lunghi e castani e occhi verdi come smeraldi. Viveva su un’isoletta di cui era unica proprietaria ed amava restarsene da sola. Coltivava l’ orticello, curava gli animali e ogni tanto prendeva la barchetta e andava sulla terraferma per fare acquisti e vendere i propri lavori di ricamo che fino ad allora le avevano permesso di vivere dignitosamente. Viveva in solitudine per scelta, i suoi genitori erano scomparsi alcuni anni addietro lasciandole questo luogo incantato.
In questo splendido paradiso ci era nata e per nulla al mondo lo avrebbe abbandonato. Adorava il mare e la sua pelle nocciola lo dimostrava. La salsedine le aveva ammorbidito il viso e i capelli.
Non si era mai sentita sola fino ad allora, tutta la compagnia che le serviva era quella dei suoi animali.
Non aveva mai preteso nulla di più dalla vita. Nemmeno l’amore. Era sempre stata convinta che la sua vita sarebbe rimasta così per sempre.
Ma il destino aveva in serbo per lei una bella sorpresa…
Quella mattina il mare era in burrasca e quando capitava anche lei dentro si sentiva agitata. Il suo umore seguiva il flusso delle maree, lei e il mare erano una cosa sola. Ma quella mattina stava peggio del solito.
Oltre ad avere una terribile tosse che le durava da parecchi giorni, si sentiva la febbre. Cercò di alzarsi dal letto e con fatica raggiunse la radio che utilizzava solo per le emergenze.
Non aveva medicinali in casa e la sua situazione peggiorava di ora in ora.
Chiamò la guardia costiera spiegando i fatti ma le venne risposto che non potevano muoversi a causa del mare agitato.
Sarebbe arrivato un medico appena possibile. Tornò a sdraiarsi ed iniziò a delirare per la febbre alta.
Non sapeva da quanto tempo fosse in quelle condizioni, forse ore, giorni. Non aveva più mangiato né bevuto, era debolissima.
Si trovò davanti un uomo abbronzato, capelli scuri, non bellissimo e gracile fisicamente, con gli occhiali spessi.
-Sono il medico, mi sente? Da quanto tempo è in queste condizioni?
-Non lo so, non mi sento bene.
E perse i sensi.
Si risvegliò che era notte, l’uomo era ancora accanto a lei.
-Come si sente? Le chiese
-Mi sembra un po’ meglio, ho tanta fame.
-Le ho preparato una zuppa di cipolle, non c’era altro nella dispensa.
La mangiò avidamente ed iniziò subito a stare meglio.
Fecero così la loro conoscenza.
Scoprì che Albus era separato da alcuni anni e non aveva figli.
Si era trasferito in un paesino sulla costa per andare lontano dalla sua ex moglie che gli faceva continuamente dispetti.
Era bellissimo parlare con qualcuno, soprattutto con lui.. era un piacere che finora si era negata.
Albus si era fermato alcuni giorni finchè Almira non si era ripresa completamente.
-Non capisco Almira come fai a rimanere qui da sola e ti privi del piacere di stare in mezzo agli altri.
D’altro canto questo sembrava proprio un angolo di paradiso…
-Io adoro questa isoletta, ci sono nata e amo stare in solitudine. Comunque non sono proprio sola, ho i miei cani, i gatti, la mucca, i polli, le pecore, non avrei comunque tempo per socializzare.
Dentro di lei però sentiva che quello che stava dicendo non era vero, le mancava la compagnia di esseri umani e forse iniziava a provare qualcosa anche verso di lui.
Cercò di scacciare questi pensieri dalla sua mente ed iniziò a lavorare nell’orto.
Il mare era calmo, la tempesta si era placata ed il suo nuovo amico era pronto a partire.
-Perché non vieni con me? Potresti cercarti una casetta sulla costa.
-Innanzitutto io adoro rimanere qui, inoltre non ho soldi, vivo alla giornata e per me va bene così.
Dentro di lei sentiva che avrebbe voluto gridargli di rimanere, ma era troppo orgogliosa per farlo, trattenne le lacrime e lo salutò.
Il tempo scandiva molto lentamente, non era più spensierata come prima, il suo pensiero andava ad Albus… si era innamorata di quell’uomo, della sua semplicità, della sua dolcezza.
Decise di prendere la barca ed andare a scambiare i suoi ricami con delle sementi.
Mano a mano che si avvicinava alla costa il suo cuore iniziava a battere sempre più velocemente.
Era una sensazione che non aveva mai provato. Quando ebbe terminato le sue trattative chiese di Albus, del dottore del paese e seppe che se ne era andato qualche giorno addietro. La sua ex moglie stava male ed era dovuto andare ad assisterla. La sua delusione fu molto forte e pensò di averlo perduto per sempre. Decise di rintanarsi sulla sua isola e mai più l’avrebbe lasciata. Non avrebbe più permesso a nessuno di farla soffrire, soprattutto ad un uomo!
I giorni trascorrevano ancora più lenti e tristi e sprofondava nella più cupa depressione, finchè un giorno avvistò una barchetta all’orizzonte.
Chi poteva essere?
Quando la figura le fu vicina si accorse che si trattava di Albus.
Accanto a lui c’erano due valigie.
Rimase impietrita.
-Ciao Almira, posso venire a vivere con te?
Non seppe cosa rispondere e rimase a bocca aperta.
Balbettando rispose:
-Certo, certo, ma tua moglie?
-Non ne posso più della mia EX moglie. Mi ha rifilato una bugia, l’ennesima, dicendo di essere gravemente malata, ma era tutta una messa in scena, come al solito! Almira io mi sono accorto di non poter vivere senza di te, ti penso in ogni istante del giorno e della notte.
Il profumo della tua pelle, dei tuoi capelli, la tua dolcezza,.. ti prego dimmi che anche tu provi qualcosa nei miei confronti!
Le lacrime le rigavano il viso scarno.
L’amore era arrivato anche nella sua vita, finalmente.
Nonostante conducesse una vita in rigorosa solitudine, Dio aveva fatto in modo di farle incontrare comunque l’amore e ne era felice. Benedisse quella cattiva influenza.
Si baciarono ed iniziarono la loro vita insieme.
Vivevano di quello che producevano e ogni tanto andavano sulla terraferma per fare dei baratti. Erano sereni e felici, soprattutto quando arrivarono i loro sette figli.
Dovettero decidere di trasferirsi sulla costa, avrebbero tenuto l’isola per le loro vacanze.
Quando Albus le mostrò la villa sulla costa Almira rimase stupefatta: lui era ricco e non glielo aveva mai detto. Lì ci sarebbe stato posto per tutti, anche per gli animali.
Nonostante la ricchezza avrebbero continuato a vivere nella semplicità e nella modestia, a loro non interessavano i soldi.
FINE

mercoledì 4 novembre 2009

IL SOGNO



Da questo mondo ad un altro.

Mi esprimo liberamente.

Mi sento libera e pura,

senza alcuna paura.

Che bello sognare!

Barbara Ziletti